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Intervista al Presidente Sixto Durán-Ballén

23 Mag Intervista al Presidente Sixto Durán-Ballén

 Architetto, Ambasciatore, Senatore, Sindaco, Deputato e infine Presidente dell’Ecuador.

Come mantenersi integri nella vita pubblica e fieri in quella privata.

La storia di un uomo chiamato Sixto

Abbiamo avuto l’opportunità di intervistare l’ex presidente dell’Ecuador, Mr. Sixto Durán-Ballén Cordovez e abbiamo voluto esplorare con lui il dietro le quinte di un uomo che ha conquistato traguardi importanti nella scalata al successo. Gli abbiamo chiesto qual è il segreto per riuscire a essere un politico apprezzato, e allo stesso tempo un marito e un padre esemplare. Tra i tanti risultati da lui ottenuti nella vita pubblica, spiccano quelli della sua Presidenza, durante la quale ha ridotto il debito pubblico, ha domato un’inflazione selvaggia e ha coraggiosamente messo la parola fine a una guerra con i paesi confinanti. In tutta la sua carriera ha sempre saputo guadagnarsi la reputazione di uomo integro, allora come adesso, sia verso l’opinione pubblica che nei confronti della sua numerosa famiglia. Di seguito riportiamo i punti salienti della lunghissima intervista realizzata da Le Ali Morali.it con il Presidente, e il suo personalissimo pensiero su come è possibile rendere quei risultati raggiungibili da ogni altra persona di buona volontà.

Sixto Alfonso Durán-Ballén Cordovez per prima cosa ti chiede di dargli del tu e di chiamarlo semplicemente Sixto, facendoti subito sentire a tuo agio come un vecchio amico; ma le regole della buona creanza ti suggeriscono di non eccedere in confidenze, sapendo con che personaggio stai avendo a che fare. Ti guarda con il sorriso paziente che solo la saggezza di un novantenne si può permettere. Il suo è un eloquio venato di un fine umorismo e intriso di buone maniere. In tutti i suoi anni di vita ordinata, ma fatta anche di sacrifici, ha realizzato tante di quelle cose che la maggior parte di noi difficilmente potrebbe permettersi, semplicemente perché non si trattava del nostro destino, ma del suo.

Negli ultimi 65 anni ha ricoperto molte cariche, da architetto ad ambasciatore, senatore, sindaco, deputato e anche presidente. Per essere precisi, è l’ex presidente dell’Ecuador. È un curriculum impressionante che incute soggezione, ma lui s’affretta a precisare che i risultati più importanti non sono le cariche, ma il perseguimento delle virtù morali e il mantenere un carattere integro.

Abbiamo avuto il grande piacere e l’onore d’intrattenerci molte ore con lui e con alcuni membri della sua famiglia, parlando della sua vita, dei suoi successi, delle sfide e delle cose che lui considera il fondamento più importante di una vita sana e gratificante. La nostra conversazione ha spaziato senza reticenze dal piano pubblico a quello personale, svelando molte sfaccettature del suo carattere di esemplare integrità e coronato da esempi di coraggio, rispetto, onestà, impegno, lealtà, pazienza, gentilezza, amore e generosità.

Avremmo potuto procedere ancora nell’elenco, se solo avessimo avuto più tempo a nostra disposizione. Vorremmo qui richiamarci a una semplice definizione di Integrità: “L’essere in possesso di fermi principi; l’aderire ad alti principi etici e morali; completezza; la condizione di chi non viene sminuito o condizionato; pienezza; la condizione di chi è solido e intatto; affidabile”.

NELLA VITA PUBBLICA

Su questa materia Sixto ha molto da insegnarci. È fuor di dubbio che una persona capace di tenere la barra dritta passando attraverso le estreme pressioni che gravano su chi esercita un’autorità, o ricopre una carica decisionale ai massimi livelli, senza per questo compromettere la serenità e gli affetti della sua famiglia per più di 65 anni, possiede sicuramente un patrimonio di saggezza che può mettere a disposizione di tutte le generazioni a venire.

La sua presidenza è nota per aver posto fine alla più lunga disputa territoriale mai verificatasi nell’emisfero occidentale, che si trascinava da 80 anni. Ha tenuto unito il popolo dell’Ecuador durante la guerra di Cenepa grazie alla posizione coraggiosa da lui assunta nell’opporsi all’ennesima ingiusta spoliazione del suo territorio, pronunciando la storica frase: “¡Ni un paso atrás!” (non un singolo passo indietro!). L’Ecuador stava subendo da decenni la pressione di dispute territoriali con i paesi confinanti, e ciò di cui aveva bisogno era un leader che si alzasse a combattere questa battaglia per il paese. Lui colse con coraggio il momento giusto e cambiò la storia. Ora lui sostiene che probabilmente riuscì a unire il popolo perché “nella sua vicinanza alla gente s’era reso conto che tutto il paese era unito dallo stesso sentimento”.  

La sua leadership fu interamente votata a servire il suo popolo con grande attenzione ai bisogni di tutti, creando riforme moderne che portarono a un fiorire del settore privato, a un calo dell’inflazione da oltre il 60 al 20% e a una riduzione del deficit pubblico e delle spese improduttive. Portò l’Ecuador nel WTO, consentendo così all’economia del paese di raggiungere più alti livelli di competitività senza cadere nella trappola dell’indebitamento internazionale in cui si dibattono i governi di molti paesi anche ai giorni nostri. Riuscì a compiere tutto questo nonostante non avesse la maggioranza in parlamento, avesse contro la maggior parte dei media e dovesse difendersi da molte false accuse di scandali. E tutto questo in soli 4 anni.

L’ex presidente di una nazione che può permettersi di andare per le strade senza guardie del corpo, senza paura, e rispettato dai suoi cittadini, la dice lunga sull’influenza che la sua moralità e integrità possono avere esercitato sulla popolazione. La gente lo rispetta, e, ciò che più conta, gli vuole bene. Nonostante siano trascorsi 20 anni dalla sua presidenza, quando le persone lo vedono in qualche luogo pubblico, si avvicinano a salutarlo, abbracciarlo, e scattarsi fotografie con lui. “Mi fanno sentire come una star del cinema.”

Quando è stato il momento lui non è arretrato di fronte al fuoco. Come dice lui: ”Posso essere orgoglioso di come ho unito il paese dietro di me, e di aver lasciato un’immagine d’amore e non di odio”. Ed è arcinoto che lui è stato uno dei politici più onesti in tutta la storia dell’Ecuador (e quindi, possiamo dire, di tutta l’America Latina).

Ecco un esempio straordinario che testimonia l’onestà di Sixto in fatto di gestione del denaro pubblico e in particolare dell’uso che ne fece nella sua posizione: ogni volta che era in viaggio all’estero tornava sempre con il “resto” degli acconti spese che aveva ricevuto e lo riconsegnava al tesoriere della Presidenza. Questi  non finiva mai di stupirsi, dato che “durante i 20 anni di lavoro nella Tesoreria non aveva mai assistito a niente di simile”. Un altro esempio è che lui non ha mai utilizzato le auto di rappresentanza per uso personale, e nemmeno i funzionari del suo governo erano autorizzati a farlo. Mai  nessuno dei suoi familiari è stato eletto a qualche carica statale. Persino sua figlia, che era la sua assistente personale, lavorava come volontaria, e durante i 4 anni di governo non ha mai ricevuto uno stipendio.

Gli piace poi raccontare che la presidenza non fu una carica da lui ambita, ma che gli toccò in sorte. Infatti conferma: “Non mi considero un leader, ma piuttosto un servitore”. Il suo solo desiderio era di servire il popolo con onestà.

Gli abbiamo chiesto come tutto ciò sia possibile.                                                  

Al che lui ha risposto molto seriamente: “Per guidare, tu devi servire”. E ciò che lui va ripetendo ai giovani è di impegnarsi, anche quando è duro e difficile, e a volte anche lesivo della propria reputazione: “Scendi in politica, ma politica in senso positivo…perché quando il fine diventa quello di servire altri interessi – personali o di lobby – allora si cade nell’errore”.                                                                            

Quanto è importante per lei che le cariche pubbliche vengano occupate da persone di sicura integrità?                                                                                    

La semplice risposta è stata: “È indispensabile, altrimenti abuseranno sempre dei loro poteri”. E ha poi ribadito che l’esempio che lui volle fornire fu proprio affermare la sua volontà di: “Essere un Presidente al servizio del popolo”.

Come si fa a perorare presso gli altri la causa dell’onestà e dell’integrità?

“Dai tu l’esempio, e i risultati non mancheranno”. In effetti la sua storia ci dice che lui aveva creato intorno a sé un’atmosfera di affidabilità e coerenza, assumendo posizioni rigorose spesso impopolari. Una delle decisioni che gli fu più difficile prendere fu chiedere le dimissioni di una persona che godeva della sua massima stima, decisione che oggi commenta così: “È stata molto dura, ma era la cosa giusta da fare”.

E come fa a sapere che ha fatto la cosa giusta? Gli abbiamo ribattuto.

“Lo so dai risultati, ma anche perché non ho mai preso decisioni affrettate”. La sua onestà nell’ammettere che qualche volta può avere esagerato ci è piaciuta, così come abbiamo apprezzato la sua determinazione a decidere con le migliori intenzioni e con ponderazione di giudizio. E ancora più importante: “Non ho mai agito d’istinto. Ho sempre preso il tempo necessario per valutare. Ho cercato di arrivare alla sostanza delle cose”. Arrivò a scegliere come membri del suo governo personaggi che apertamente lo avversavano, ma che erano stimati per le loro opinioni. Si circondò di collaboratori che non gli dicessero solo “si”, ma che lo impegnassero nell’affrontare la complessità delle situazioni.

Può farci un esempio di come reagiva alle accuse, a volte feroci, che certamente gli saranno state rivolte dai suoi oppositori?

“Una cosa che ho imparato è rispondere con un sarcastico “grazie”, perché quando ti affrontano con un’accusa ingiusta farti coinvolgere sarebbe un puro spreco di energie. Un’accusa non sa dove andare di fronte alla gentilezza e a un po’ d’umorismo. Fare il contrario è come soffiare sul fuoco”.

A questo proposito ci ha raccontato un episodio di quando era stato convocato in parlamento e alcuni membri gli mossero delle accuse calunniose, di fronte alle quali lui rispose tranquillamente a uno di loro: “Molto gentile da parte sua, Signor Deputato, grazie per le sue osservazioni”. Quindi continuò ad occuparsi delle sue faccende come niente fosse. Infatti non era niente, perché la faccenda fu subito messa a tacere. A questo punto Sixto ha commentato: “Probabilmente è per questo che non soffro di ulcera: non ho mai permesso alla collera di avere la meglio su di me!”

Quale dei ruoli da lei ricoperti è stato il suo preferito, e perché?

“Senza dubbio quello di sindaco per otto anni nel comune di Quito è stato il posto migliore, e anche il più bel periodo della mia vita. Perché lì potevo vedere il risultato del mio lavoro giorno dopo giorno, e vedere anche quello che non avevo fatto. Se il mio quartiere non era stato pulito, lo vedevo. Se le strade nel mio distretto venivano riparate, lo vedevo. ”Al confronto la Presidenza avrebbe potuto apparire la più importante o influente, ma i progressi non erano percepibili, e sempre irti di ostacoli”. Anche il lavoro nel privato avrebbe potuto essere molto più remunerativo, ma lui era sempre spinto dal senso dello stato e del dovere, per cui aveva optato quasi sempre per delle cariche pubbliche.

Aveva scelto di mettere la sua esperienza al servizio del Ministero dei Lavori Pubblici. Ad esempio nei quattro anni della sua presidenza ha fatto realizzare la strada Panamericana, che percorre l’Ecuador da Nord a sud. Ha utilizzato la sua competenza professionale di architetto e urbanista per dare impulso al progresso da una posizione politica.

Perché secondo lei la gente non sceglie di vivere nell’integrità?                                                          Lui ci ha spiegato nella sua saggezza che spesso la vita presenta delle difficoltà e: “Si prende la strada più facile e ci si dimentica dell’integrità… l’integrità è qualcosa che deve crescere, e richiede una grande forza di volontà”. Ma non può funzionare senza la pratica.

Può dare qualche consiglio a quei giovani che intendono darsi alla politica entrando nella pubblica amministrazione.

  • “Pensa a un incarico pubblico come a una posizione dalla quale servire gli altri – non servire te stesso”.
  • “Sii fedele ai tuoi valori; ma assicurati di conoscere bene quali sono i valori che sostieni, e mettili in pratica sia nella vita pubblica che nella tua vita privata. Questo mostrerà più di ogni altra cosa chi tu sei veramente, il tuo vero carattere”.
  • Parti dal basso — comincia da una carica minore, come una giunta comunale o provinciale”.

 

E NELLA VITA PRIVATA

Uno degli attributi più importanti dell’integrità è la sua natura indivisibile. Sixto è la stessa persona sia in pubblico che in privato, ed è sua ferma opinione che ciò sia fondamentale. È sempre stato coerente e fedele nelle relazioni, “conducendo una vita familiare onesta, organizzata e unita”. Ama ripetere che con la sua cara moglie, in oltre 65 anni di vita insieme, hanno cresciuto una famiglia che oggi conta 23 nipoti e 21 pronipoti. E aggiunge: “Come famiglia, abbiamo vissuto come un esempio che credo abbia influenzato un gran numero di persone”.

Abbiamo anche avuto il piacere di parlare con sua nipote, Carolina, che ha confermato le parole del nonno aggiungendo: “Lui ci ha insegnato a non abusare della nostra posizione sociale. Quando lui era presidente (Dal 92 al 96) io e i miei cugini eravamo al liceo e non ci era consentito comportarci male o da disonesti solo perché eravamo una famiglia in vista, di gente del governo, la famiglia del Presidente; dovevamo al contrario comportarci con onore e dare il buon esempio”. E poi ha così parlato con orgoglio di suo nonno: “Papio Sixto (come lo chiamiamo affettuosamente) Ha sempre trattato tutti come suoi pari, con rispetto e dignità”.

Adesso che ha superato i 90 anni lui sta continuando a dedicare con generosità il suo tempo e le sue competenze allo sviluppo di Quito, mentre si gode la gioia di essere padre, nonno e bisnonno.

A questo punto non abbiamo potuto fare a meno di chiedergli da dove abbia tratto le fondamenta del suo carattere.                                                              

“Mio padre era un uomo integro, e anche mia madre lo era…io credo che essere cresciuto in una famiglia timorata e amante di Dio sia stata una guida per me”.       Alicia, sua figlia, conferma che lui è un sincero credente, un membro attivo nella Chiesa Cattolica, che cerca di essere una guida seguendo la via indicata da Gesù. Prova di ciò è avvenuta quando una dei suoi nove figli, Tita, morì di leucemia durante la sua seconda campagna presidenziale. In quell’occasione lui esibì una forza e un coraggio che tenne unita la famiglia, e fu d’ispirazione per la gente quando in seguito continuò a servire il paese pur avendo perso le elezioni. La tragedia che una simile perdita comporta sul piano umano, unita alla forte tensione derivante dall’esercizio di una carica pubblica, potrebbero stroncare chiunque; ma è innegabile che in quei momenti la forza della fede lo guidò attraverso i momenti più bui.

Riguardo al matrimonio, ecco la lezione più importante che ha voluto condividere con noi, memore di quanto gli insegnava suo padre: “Non andare a dormire la sera se sei arrabbiato o risentito nei confronti di tua moglie. Prima fai la pace. Non addormentatevi girandovi le spalle chiusi in un ostinato mutismo. Non addormentatevi senza augurarvi la buona notte, aggiungendo qualche parola affettuosa”. Lui e sua moglie, aggiunge, hanno seguito questa regola per tutti i 65 anni del loro matrimonio. E l’amore e il rispetto che si mostrano l’un l’altra è reale ed evidente. Lui ha insegnato ai suoi figli che stare in silenzio è il peggiore sbaglio che si possa fare. “Tu devi capire che non siamo tutti uguali, che puoi essere accomodante, che si può discutere e arrivare a un compromesso, o a darsi la possibilità di comprendere le ragioni dell’altro”. L’importante è ricordarvi che vi volete bene, e se questo è vero, tu potrai ingoiare il tuo orgoglio. E quando l’avrai fatto, il più delle volte vedrai che alla fine ci riderete sopra.

Sul problema della disciplina in famiglia, lui crede fermamente nell’uso della ragionevolezza e del rispetto, più o meno come si fa normalmente con gli adulti. Mentre lui illustrava questo approccio al problema, sua nipote annuiva, in quanto lei come insegnante applica lo stesso metodo con i suoi studenti, e sa che funziona. Inoltre, lui raccomanda che i genitori, quando i bambini chiedono il perché di una cosa, devono spiegarla, e non rispondere “perché lo dico io”, e chiudere il discorso con un ordine perentorio. Il rispetto si dà, non si chiede. “I bambini sono esseri umani come noi, e in quanto tali hanno una mente, mente che deve essere formata, e tu devi aiutarla a formarsi spiegando perché una cosa è giusta e l’altra è sbagliata, e soprattutto lasciando a loro decidere come scegliere, senza imposizioni, ma con grande rispetto”. Certo ammette che qualche rara volta ha dovuto “imporsi” per il loro bene, ma normalmente ha avuto cura di indicare loro la strada giusta prima che prendessero una decisione. Ovviamente le conseguenze dei loro passi falsi serviva loro da stimolo, perché avendo discusso prima il perché dell’errore, la conseguente umiliazione costituiva una lezione sufficiente per un bambino. Non crede nella punizione corporale, ed è contento di non avervi mai dovuto ricorrere.

Essendo ormai in chiusura della nostra conversazione, ci ha ringraziato dicendo: “Sono grato per l’opportunità che mi avete dato di parlare con voi, e spero che qualcosa di quello che ho detto oggi possa aiutare voi e i giovani come voi a riflettere sul vostro futuro”.

Poi, per quanto possa sembrare strano, si è detto dispiaciuto. Dispiaciuto di non aver potuto fare di più per noi.

Ma caro signore, con tutto il rispetto noi crediamo che fino ad oggi tutto quello che lei ha fatto nella sua vita sia sufficiente per almeno due o tre vite normali, e rimarrà un’eredità esemplare per molte generazioni a venire.

Grazie a nome di tutti noi, ora e in futuro.

Nota: questa intervista porta la data del giugno 2011.

Abbiamo ritenuto doveroso riproporla oggi in omaggio alla memoria di Sixto Durán-Ballén Cordovez, che ci ha lasciato nel novembre 2016.

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